

Editions : Roma Danesi-Hoepli, Coeditori
Année : 1801
Pages : 418 P.
FRATE Giovanni da Fiesole, al secolo chiamato Guido o Guidolino, vestì l'abito domenicano a ventun anni, nel 1408. Cacciato di nido co' suoi fratelli, mentre si disputava da tre papi la tiara; fuggitivo poi da Foligno per l'infierir della peste, tornò con i compagni di sventura al suo convento di Fiesole l'anno 1418. E là, sino al 1436, lavorò con tutta l'anima intorno a tavole, anconette, maiestati ed affreschi. Le sue composizioni hanno ingenuità di fanciulle; tutto par che fiorisca in un campo, dove la gentile adolescente dipinta dal Frate tiene lo scudo con le parole LEX AMORIS. Quando dipinge per Santa Trinita la Deposizione dalla Croce, fa spuntare le figure
sopra un prato bianco di margherite; esse non prorompono in atti di dolore, e gli angioli che loro volano intorno non si strappano i capelli e le vesti, come nell'affresco di Giotto, ma pregano e si dolgono tranquillamente. Una dolce pietà penetra negli animi e si esprime nei volti degli assistenti all'olocausto del Dio. Non un urlo, non un gesto violento e dispe-rato; ma gemiti e preghiere a bassa voce, dolci carezze alla salma del Cristo. Nulla dell'essenza dell'arte giottesca, sempre varia, potente, drammatica; ma la traduzione in scala maggiore delle miniature toscane, delle composizioni che i suoi maestri, che il fratello suo Benedetto dipingevano sulle pergamene e sulle carte delle bibbie, dei messali e dei libri di coro. Vi è la finezza del miniatore nei fondi dorati e graffiti, come vi è anche la sua monotonia, nelle ripetizioni costanti degli stessi tipi e delle stesse immagini di una tinta d'avorio leggermente rosata, con le vesti lucenti di giallo e di colori simbolici. Ciò che le arti maggiori avevano lasciato in disuso, le arti minori, e tra le altre la miniatura, conservavano come per forza d'inerzia. E Beato Angelico, educato all'arte del minio, ritenne in sè certe reminiscenze già dimenticate dai pittori. Nella Incoronazione, degli Uffizi, ad esempio, si vedono nelle penne degli angioli alcuni tondetti, a mo' di occhi, come nelle ali degli angioli dei pittori bizantini.
Eppure Beato Angelico, anche ispirandosi alle miniature, seppe elevarsi, effondere in ogni cosa la bontà del cuore. Temperata luce di bellezza e di grazia inonda le sue angeliche creature, lievi come piume, candide, gentili; le fiammelle si accendono sulle testoline bionde, che spiccano sui nimbi d'oro graffiti; le loro vesti si ornano di raggi, di monogrammi, di stelle, di piccoli soli; le loro stole ondeggiano alla brezza mattutina; le ali dorate, occhiute come di pavone, stendonsi ampie, e si appuntano al cielo, dietro i corpi celesti, che trascorrono sulle nubi, suonando delicatamente, assorti in Dio. E in tutta questa fioritura di paradiso, ripetiamo, nulla della gagliardia di Giotto, dell'intensità dello sguardo e del pensiero di questo Grande. Nel dramma della Crocefissione le voci de' personaggi dell'Angelico s' innalzano come un lento murmure al cielo, intorno al Crocefisso, che china placidamente il capo tra i biondi riccioli. Non è il dramma di Giotto, ma un coro di santi e di monaci, della gratitudine e dell'a-more, presso l'albero della misericordia, nel giardino eterno. Così, mentre le rappresentazioni
ANNO IV - 1901
ADOLFO VENTURI
REDATTORE CAPO: ETTORE MODIGLIANI
Errata-Corrige Del Volume
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20 da Faenza.
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418, col. I°, linea 3
Schmidt e Tom de Vahl
• leggi: da Firenze
ove Benozzo
la figura
tanto più che
Anno di nascita
tavoletta firmata da
Schmidt e Tom de Walh